IRBM: una miriade di molecole tutte da scoprire

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L’IRBM Science Park di Pomezia non contiene libri, ma molecole. Vengono, proprio come nelle biblioteche i libri, da fonti diverse, soprattutto da “lasciti” di altri laboratori. È come una biblioteca, se non proprio di Babele, certo tra le più capaci al mondo. Ma non basta avere la biblioteca, occorre anche saper trovare i “libri” giusti, riconoscere quelli che servono. E in questo eccelle la capacità di screening computerizzato del centro.

“Spesso le indagini in biologia molecolare sviluppano diverse molecole da provare e molte vengono abbandonate, perché si rivelano inutili nella ricerca specifica e non arrivano alla brevettazione. E restano in fondo ai cassetti. Ecco, noi andiamo a ripulire i cassetti dei laboratori – dice Piero Di Lorenzo“.
L’IRBM ha una “library” di 100 mila molecole, alle quali contiamo di aggiungere quelle che ci forniranno il Cnr e l’ Istituto superiore di sanità – continua Piero Di Lorenzo – È un vero pozzo di scienza dal quale molti potranno attingere. In questo abbiamo avuto un grosso supporto dalle istituzioni pubbliche. Come si può constatare, quando i progetti sono seri e importanti, c’ è attenzione per la ricerca. E grazie ai finanziamenti del ministero della Ricerca aspiriamo a svolgere il ruolo di banca europea delle molecole”.

«Possiamo ricreare in microprovette il meccanismo molecolare alla base della malattia e analizzare contemporaneamente l’ effetto di migliaia di molecole per combatterla in modo mirato», spiega Sergio Altamura, direttore del dipartimento di biologia. Un’ idea semplice, in fondo, nuova nel panorama italiano, sia nei contenuti sia nel modello misto pubblico-privato con cui viene ora portata avanti.

«Per sviluppare farmaci innovativi – dice Marco Pierotti, direttore scientifico dell’ Irccs Istituto dei tumori di Milano, rappresentante a pieno titolo della ricerca pubblica – servono nuovi modelli di interazione tra la parte accademica e la parte industriale, diversi da quelli fin qui dominanti. Il consorzio Cnccs, tra pubblico e privato, è in tal senso un’ iniziativa interessante. Un esempio simile in Italia è la società nata in Lombardia attorno a un altro laboratorio “abbandonato”, il centro di ricerca di Nerviano, specializzato in farmaci oncologici».

A quanto pare è forse partendo dalle provette e dai computer “dismessi” che si può pensare, in Italia, di uscire dalla crisi della ricerca.

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